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DOCS... TUTTA UN'ALTRA STORIA

L’immortalità è una delle tematiche più evanescenti e sfuggenti ma allo

stesso tempo popolari nella storia della filosofia e della cognizione umana.

L’unica entità che, forse, è capace di avvicinarsi veramente a quest’utopia di persistenza infinita è l’arte, considerata come tale in tutte le sue declinazioni.

Le emozioni che suscitano le opere d’arte riescono a sopravvivere nel corso dei secoli e dei millenni trovando sempre nuove e diverse sfumature interpretative.

Questa è la caratteristica principale delle opere d’arte: la resilienza. “Resilienza”, sembra strano, non è solo il brutto tatuaggio di una ragazzina ma è anche il termine che indica la capacità di un ecosistema ad adattarsi continuamente ai cambiamenti del mondo esterno per sopravvivere.

L’arte è resiliente, riesce a trasformarsi nel corso della storia per adattarsi ai cambiamenti socioculturali e generazionali del mondo.



 


Oggi su Nozey Magazine vi raccontiamo la storia di un artista milanese che è riuscito a

reinterpretare le opere che siamo abituati a vedere sui manuali di Storia dell’Arte rendendole icone del ventunesimo secolo.

Dire che Docs si limiti ad attualizzare le opere classiche sarebbe però un po' banale. L’artista gioca molto sulle dimensioni dell’ironia, della satira, della provocazione e dell’engagement sociale.


Da ogni suo lavoro potrebbe nascere un dibattito o un confronto. Sono opere che non hanno una sola chiave di lettura interpretativa, nonostante l’autore lanci sicuramente degli input al pubblico.

Oggi vi raccontiamo la storia di Docs… Tutta un’altra storia!


Igor Lercher, in arte Docs, è un 34enne milanese che nella vita svolge la professione di tatuatore. Da qualche tempo a questa parte ha sposato un percorso di maturazione artistica che lo ha portato ad intraprendere la strada dell’arte contemporanea.


Nozey: Il tatuare è già di per sé una forma d’arte, ma cosa ti ha spinto verso l’arte contemporanea?



Docs: Nella vita privata mi sono sempre trovato in difficoltà nell’esprimermi a parole. Attraverso l’arte riesco a sconfiggere questo blocco e raccontare ciò che sento in quel momento. Possono essere storie reali o fantasiose, belle o problematiche ma l’importante è riuscire a raccontarle.


Nozey: Come riesci a dare alle tue opere quel senso di autenticità ed originalità che le contraddistingue?



Docs: Cerco sempre di tirare fuori dai quadri classici una sorta di verità nascosta. Reinterpreto opere classiche e mainstream in chiave moderna ed attuale.


Nozey: L’arte per te è solo una passione o sta diventando anche fonte di guadagno? Sei già riuscito a partecipare a mostre ed esposizioni?


Docs: Sicuramente c’è una fortissima componente passionale alla base che mi ha permesso di trovare la forza d’iniziare il mio percorso artistico. Al momento ho in cantiere questo progetto che si chiama “Tutta un’altra Storia” in mi sto impegnando nel reinterpretare la storia dell’arte a modo mio. Avevo in programma un’esposizione che causa Covid si è tenuta solo in modalità virtuale. Una galleria ha palesato interesse per le mie opere e sto lavorando per soddisfare le richieste. Qualcosa inizia dunque a muoversi, sono solo all’inizio del mio percorso e sono determinato a trarre il meglio da quello che ho in testa.



Nozey: I social sono sicuramente una vetrina importante per artisti emergenti ma secondo te c’è un rovescio della medaglia? Abbiamo, infatti, a disposizione in qualsiasi momento una spropositata mole di immagini, secondo te c’è il rischio di incappare in una banalizzazione dell’arte?


Docs: Parto subito dicendo che non sono molto attivo sui social. Faccio parte di una generazione un po' old school. Sicuramente non posso negare che i social siano una bella vetrina che ti permette di esporre al pubblico i propri lavori in modo totalmente gratuito. Quando posti un lavoro puoi sperare che prima o poi arrivi la chiamata di qualche gallerista o committente. D’altro canto si viene a creare anche il rischio che qualcuno possa copiare i tuoi lavori oppure che ci si faccia influenzare troppo da ciò che vediamo nei profili altrui. Il rischio che la propria arte venga svalorizzata perché buttata su una piattaforma anonima alla portata di tutti esiste eccome. Inoltre nei social non ci sono regole ferree che tutelino i diritti d’autori e la proprietà intellettuale.


Nozey: Cosa pensi che serva ad un artista per emergere al giorno d’oggi?


Docs: Sicuramente prima di tutto servono talento, costanza e tanta voglia di fare e di mettersi in gioco. In secondo luogo serve un gallerista che creda nell’artista, conosco tantissimi artisti che spaccano ma che non hanno nessuno dietro a sponsorizzarli e questo li blocca e li penalizza tantissimo.



Nozey: Come organizzi il tuo lavoro? Hai una routine precisa o ti lasci guidare dall’ispirazione?


Docs: Odio la routine! Lavoro con il mio iPad Pro e per questo lo porto sempre con me. Quando mi salta qualcosa in testa mi posso permettere di lavorare ovunque sono, mi lascio prendere dal momento e solo così riesco a far partire i miei lavori. La selezione dell’opera su cui intervenire avviene istintivamente poi una volta fatta la stampa ci intervengo manualmente con calma.


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